.... QUICUMQUE CELSAE NIDUM ACHERONTIAE ....
Nel 1531 venne nominato arcivescovo della città Giovanni Michele Saraceno, uomo di profonda cultura artistica e dottrinale tanto da prendere parte attiva ai lavori del Concilio di Trento. Egli si adoperò per la ricostruzione del campanile della cattedrale affidando i lavori allo stesso maestro Pietro di Muro Lucano, esecutore anche dell'edicola in pietra dedicata al SS. Sacramento voluta da Sigismondo Saraceno, nipote di Giovanni Michele, succedutogli sulla cattedra episcopale nel 1557 a soli venticinque anni. Il giovane arcivescovo proseguì l'opera di abbellimento della cattedrale commissionando al pittore Antonio Stabile il grande polittico della Madonna del Rosario e due tavole raffiguranti l'ultima cena e la deposizione, incastonate nell'arco formato dall'edicola in pietra.
Nel XVII secolo Acerenza seguì la sorte delle numerose città feudali del regno passando sotto il dominio di varie famiglie: dagli Orsini, in seguito alle nozze di Beatrice Ferrillo, ai Pinelli che l'acquistarono nel 1563 con Galeazzo, il quale nel 1593 conseguì il titolo di Duca, ai Pignatelli Pinelli Ravaschiero y Almerich. Nel periodo napoleonico Acerenza fu sede del giudicato di pace e capoluogo di circondario.
Fonte: ADSI di Basilicata
Guida Turistica alle Bellezze di Acerenza
8 buone ragioni per visitare Matera
I Sassi - Un pò di storia - Le chiese rupestri - Matera e il cinema - Matera e l'acqua - Natura e paesaggio - Fede e tradizione - Artigianato
Fonte: Matera Welcome (Il portale turistico del comune di Matera) - Licenza CC BY-SA 4.0
Sorge a 587 m s.l.m. nell'alta Valle del Bradano, nella parte nord-orientale della provincia al confine con la parte nord-orientale della provincia di Matera, con la parte nord-occidentale della provincia di Bari (unico comune della provincia a confinare con quest'ultima) e la parte sud-occidentale della provincia di Barletta-Andria-Trani.
Genzano, con 207,04 km² di territorio, risulta il comune più esteso della provincia di Potenza e il sesto a livello regionale.
Il nome deriva da "Pagus Gentianum", insediamento romano del VII-VI secolo a.C. i cui cittadini, per sfuggire ad una epidemia di malaria, si trasferirono dove oggi sorge Genzano di Lucania. La prima fonte ufficiale è presente nel racconto della decapitazione dei fratelli Secondo e Donato, avvenuta nell'anno 258 ad opera del console Valeriano.
Tra l'anno 1000 e la fine del 1700 il feudo di Genzano appartenne a numerose famiglie, tra cui i Sanseverino, gli Orsini e infine i De Marinis, signori anche di Palazzo San Gervasio, che comprarono il feudo dai Del Tufo e vi restarono fino al 1806, anno in cui il re di Napoli Giuseppe Bonaparte emanò la legge che abrogò i feudi.
Altro luogo meritevole di visita vicino Genzano è il Castello di Monteserico, attestato per la prima volta nel 1041, anno in cui si svolse una celebre battaglia tra Bizantini e Normanni, diviene una domus in età sveva e masseria regia sotto gli Angioini. Distrutto agli inizi del '500, viene ristrutturato in più fasi dal '700 all'800 e di recente oggetto di restauri.Nel 1799 Genzano è tra i primi paesi ad istituire la municipalità repubblicana. Partecipa ai moti unitari del 1860 e, successivamente, alla lotta contro il brigantaggio. Dopo l'Unità d'Italia, come per moltissimi borghi lucani, si verifica anche qui un notevole flusso emigratorio: dal 1864 al 1920 più di 2000 genzanesi sono partiti per le Americhe. Questo, unito al Terremoto dell'Irpinia del 1980, ha causato il progressivo spopolamento del centro storico.
Oggi la cittadina è divisa in due parti distinte: quella vecchia, su uno sperone, con viuzze e abitazioni antiche, e quella nuova, sul piano della parte alta della collina, con strade ampie e edifici moderni.
Fonte: Wikipedia (L'enciclopedia libera)
Per informazioni turistiche visita la pagina Facabook della Pro Loco Genzano di Lucania.
Gravina in Puglia (Gravéine in dialetto locale, [graˈviːnɘ], fino al 1863 chiamata Gravina) è un comune italiano di 42 686 abitanti della città metropolitana di Bari in Puglia. Ivi ha sede il parco nazionale dell'Alta Murgia.
È conosciuta per diverse specialità gastronomiche, come il formaggio Pallone di Gravina e il vino Gravina DOP. Il territorio è caratterizzato dalle omonime gravine, profondi canyon su cui spicca il ponte acquedotto, di probabile origine seicentesca. È abitata ininterrottamente da oltre diecimila anni.
Grazie alla posizione strategica dei vari abitati, Gravina può vantare una storia antichissima. Il suo territorio risulta essere stato abitato già dal Paleolitico antico, data l'alta presenza di acque nel torrente della Gravina, mentre i resti più consistenti risalgono al Neolitico, sin dal 5950 a.C. (Casa S. Paolo e Ciccotto).
Gli insediamenti più antichi sono stati individuati nelle contrade di Botromagno, S. Paolo, Vagnari, S. Stefano e S. Staso (paleocristiano). I toponimi Sidis (Σίδις), Sìlbion (Σιλβìον), Sidìon, Silvium, Petramagna o Botromagno (nome della collina dove si è sviluppato l'antico abitato) e i nomi degli antichi indigeni, quali Sidini, Silvini, attestano che la città subì la colonizzazione peuceta, prima, e greca, poi. In seguito, la conquista romana, come confermato anche dagli evidenti scavi archeologici, le necropoli e i relativi corredi funerari.
All'epoca di Alessandro il Molosso, divenne polis con diritto di coniare monete (Sidinon) e dopo la terza guerra sannitica (305 a.C.) divenne municipium romano, toccato dal tracciato della via Appia.
Un ritrovamento di uno scheletro appartenuto a un uomo di origine cinese o mongola nella necropoli di Vagnari, testimonia l'esistenza di rapporti fra la città di Gravina e l'Estremo Oriente già nel 200 d.C.
Prima influenzata dai Greci, poi occupata da Roma, fu facile preda dei Visigoti di Alarico e dei Vandali di Genserico nel V secolo d.C. Distrutto il centro abitato, uno sulla collina di Botromagno e l'altro sul ciglio del burrone, la popolazione si trasferì nel sottostante burrone, dove alle grotte preesistenti aggiunsero altre abitazioni.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, seguì le vicende dell'intera Italia, passata attraverso l'effimero dominio dell'erulo Odoacre, il regno goto e, infine, all'inizio del V secolo, la riconquista dell'Impero ad opera di Giustiniano. Durante lo stesso secolo fu inglobata nel dominio dei nuovi invasori Longobardi, sino all'avvento dei Normanni. Intorno al 1006 fu contea con Accardo, padre di Umfrido. Questi nel 1091 ricostituì la diocesi e consentì la costruzione della cattedrale presso il castello, sul ciglio della "Gravina" tra i rioni, Piaggio e Fondovico.
Le famiglie degli Aleramici e dei De Say la elevarono a marchesato; Federico II di Svevia, con Gilberto d'Aigle, la mise a capo del giustizierato di Terra di Bari, mentre la sua contea comprendeva gli attuali territori dei comuni di: Altamura, Ruvo, Bitetto e Grumo Appula.
Dal 1267 al 1380 fu feudo degli Angioini ora d'Angiò, ora d'Ungheria. In questo stesso periodo, Gravina divenne città demaniale e feudale. Conobbe il Cristianesimo nel I secolo d.C. e fu evangelizzata da Basiliani, Benedettini, Francescani, Domenicani. Nel XIII secolo giunsero i monaci degli ordini cavallereschi: Templari e Cavalieri Gerosolomitani, che furono possessori di case e territori di grandi estensione. Nel XV secolo divennero feudatari gli Orsini di Roma, questo ramo fu tra i più importanti dell'intera casata. Francesco Orsini, prefetto di Roma, elevò il feudo di Gravina in Puglia a ducato.
Gli Orsini furono signori dal 1420 circa al 1816. In questo lungo arco di tempo la città subì le prepotenze feudali, dell'alto clero e dell'oligarchia locale. La città è molto nota in quanto nel 1649 vi nacque Pietro Francesco Orsini, poi papa Benedetto XIII. La situazione si aggravò durante il periodo borbonico, quando aumentarono angherie e violazioni di elementari diritti umani, tanto che Gravina contò molti rivoluzionari e patrioti dal 1789 sino all'Unità d'Italia, con una "vendita" carbonara. Protagonista delle vicende storiche di fine Ottocento ed inizio Novecento, contribuì moltissimo all'Unità d'Italia con patrioti e martiri delle guerre d'indipendenza e della prima guerra mondiale. Infatti, nella villa comunale, è stato dedicato loro un monumento dei caduti. Durante il secondo conflitto mondiale, parte del centro storico fu oggetto dell'esplosione di una bomba sganciata da un aereo alleato, nel tentativo di alleggerire il proprio peso per sfuggire alla caccia di aerei tedeschi.
Fonte: Wikipedia (L'enciclopedia libera)
Per informazioni turistiche visita la pagina Facabook della Pro Loco Di Gravina di Puglia.
Venosa (Vënósë in dialetto lucano) è un comune italiano di 10 998 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata, situato nell'area del Vulture-Melfese. Nota anche come "città oraziana" per aver dato i natali al poeta latino Quinto Orazio Flacco, è uno dei comuni iscritti all'associazione "I borghi più belli d'Italia".
Venosa è sita nel nord-est della Basilicata su un altopiano compreso tra due valli ed è circondata da una rigogliosa vegetazione e da numerose alture. L'escursione altimetrica del territorio venosino varia dai 177 m s.l.m. agli 813 m s.l.m., gran parte del centro cittadino però sorge a una quota variabile tra i 400 m s.l.m. e i 430 m s.l.m. La casa municipale si trova a un'altitudine di 415 m s.l.m.
Festa della Santissima Trinità: una delle feste religiose più rappresentative del posto che si svolge presso la chiesa della Santissima Trinità. Anni prima era più folkloristica e sono spariti alcuni elementi tradizionali che la distinguevano. Attualmente si può raggiungere con estrema facilità tramite i mezzi di trasporto ma in tempi remoti vi si giungeva con carri che partivano la notte precedente o giorni prima e si fermavano a campeggiare sul piazzale antistante dell'Abbazia accendendo i falò. Ad arricchire lo scenario della festa erano i "castagnari" con le loro bancarelle di frutta secca.
Festa patronale di San Rocco: Anche se il principale patrono di Venosa è San Felice di Thibiuca (o Felice di Thibiuca, 247-303), la devozione popolare ha eletto a coprotettore San Rocco la cui festa si celebra il 16 agosto. Anche questa festa, anni fa, aveva un tono più tradizionale e dalla chiesa partiva la processione che attraversava tutte le vie del comune e terminava con i fuochi d'artificio. Da segnalare anche la partecipazione di una orchestra lirico-sinfonica (presente tuttora) che allietava il giorno di giubilo.Madonna Delle Grazie: In passato veniva celebrata durante la prima domenica di maggio, attualmente nella prima domenica di luglio. In quella domenica si consumava un pasto a base di pollo e si dedicava alla Madonna delle Grazie una novena a partire dalla sera del 30 aprile per 9 giorni di seguito, in coincidenza con l'inizio del mese Mariano con processione per le strade della cittadina. Attualmente risulta un po' diversa, poiché con il Concilio Vaticano II, le feste popolari religiose sono state in parte soppresse o limitate alla sola zona di appartenenza alla parrocchia.
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Per informazioni turistiche visita il sito del comune di Venosa sezione "Turismo".
Pietrapertosa è un comune italiano di 924 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata. Posto all'altitudine media di 1088 m s.l.m., è il comune più alto della regione.
Il suo territorio comunale, insieme ai territori dei paesi limitrofi, forma il parco regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. Fa parte del club I borghi più belli d'Italia, che comprende quasi 200 località situate lungo tutta la penisola. Nel 2019, la CNN ha inserito Pietrapertosa tra "20 borghi più belli d'Italia".
Il paese è costruito interamente sulla nuda roccia, quasi incastonato in essa, sfruttandone ogni più piccolo anfratto. Si snoda praticamente lungo l'unica strada principale, fino ai piedi dell'antico castello risalente all'epoca della dominazione romana. Tale fortificazione è dominata da un arco naturale che un tempo era luogo di vedetta presidiato da sentinelle.
Elementi connotativi non solo di questo luogo, ma anche di tutta l'area del parco sono le opere di incanalamento delle acque meteoriche (scavate nella roccia viva), presenti sul basamento roccioso, ed i gradini scavati nel masso, che, pur essendo consumati dal tempo e dai turisti (essi portano infatti alla sommità dell'arco naturale), rimangono comunque una preziosità in tutto l'ambiente circostante.
La festa del Mascio: la domenica successiva al 13 Giugno si celebra la festa del "Mascio". Si tratta di un rito arboreo dedicato a Sant'Antonio da Padova, motivo per cui il taglio avviene il 13 Giugno, nel bosco di Montepiano. Si individua uno dei cerri più alti e dritti del bosco, il cui tronco sposerà la cima di un agrifoglio, anch'essa accuratamente scelta. Il taglio dell'albero è un'occasione di ritrovo e si è soliti consumare la pastorale (antica ricetta a base di carne di brodo di ortaggi). Poi i due alberi vengono trasportati con buoi in paese. Il giorno successivo al trasporto vengono innestati l'uno all'altro e innalzati al cielo in una sorta di sposalizio allegorico che congiunge cielo e terra. In mattinata si svolge la processione con la statua di sant'Antonio per le vie del paese, mentre nel pomeriggio ha luogo la scalata dell'albero.
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Per informazioni turistiche visita il sito del Comune di Pietrapertosa sezione "Turismo".
Castelmezzano (Castrëmënzànë nel dialetto locale) è un comune italiano di 721 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata. Il suo territorio, assieme a quello dei comuni vicini Pietrapertosa, Accettura, Calciano e Oliveto Lucano, forma il parco delle Dolomiti Lucane.
Sorge a 750 m s.l.m. nel territorio delle Dolomiti Lucane, poco distante dal parco naturale di Gallipoli Cognato. Situato nella parte centro-orientale della provincia confina con i comuni di: Pietrapertosa (10 km), Trivigno (13 km), Albano di Lucania (17 km), Laurenzana (18 km) e Anzi (21 km).
Fa parte del circuito dei "borghi più belli d'Italia". Nel 2007, la rivista statunitense Budget Travel di Arthur Frommer incluse Castelmezzano tra le più belle località del mondo di cui non si è mai sentito parlare ("The Best Places you've never heard of"). Nel 2017, The Telegraph inserì Castelmezzano nella sua lista dei "19 borghi più belli d'Italia".
Nel 2020, il comune ha ricevuto la bandiera arancione dal Touring Club Italiano.
Il Volo dell'Angelo: si svolge nel periodo estivo (tra giugno e settembre). Legati da un'apposita imbracatura e agganciati a un robusto cavo d'acciaio, si parte sospesi in aria da Castelmezzano per arrivare a Pietrapertosa (o viceversa) a una velocità di circa 120 km/h e lo stesso procedimento si ripete per tornare da dove si è partiti. Nel lasso di tempo si ha la possibilità di osservare il suggestivo panorama delle Dolomiti lucane a un'altezza di circa 400 metri. Arrivati ai due borghi, si ha l'occasione di girare tra le abitazioni, di fare escursioni storico-naturalistiche, di degustare i prodotti locali e di godersi al meglio il panorama.Fonte: Wikipedia (L'enciclopedia libera)
Per informazioni turistiche visita la pagina Facabook del comune di Castelmezzano.
Rionero in Vulture (AFI: /rioˈnero in ˈvulture/, Arrenéure in dialetto rionerese) è un comune italiano di 12 620 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata. Situato alle pendici del Monte Vulture, è stato insignito della medaglia d'argento al merito civile per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale.
Rionero si trova su due colline a sud-est del Monte Vulture, vicino al confine con la Campania e la Puglia, a 676 metri sul livello del mare. Il suo territorio si estende per 53,1 km² ed i suoi abitanti sono divisi tra il centro abitato e le frazioni di Monticchio Bagni e Monticchio Sgarroni. Qui si trovano due laghi di origine vulcanica.
Si evidenzia che nel vulture viene prodotto il famoso vino di D.O.C.G. Aglianico.
Tra le numerose tradizioni di stampo religioso la più importante è la Passione di Cristo che viene celebrata durante il "Sabato santo", con la rappresentazione dell'Ultima Cena presso il Palazzo Fortunato, e il "Sabato santo" con la via Crucis per le vie della città. Il 25 aprile si tiene la Festa del Santo Patrono San Marco Evangelista. Nella 2ª domenica di agosto si celebra la Festa in onore della Madonna del Carmelo e processione per le vie del centro storico mentre il lunedì dopo la seconda domenica di agosto si tiene la processione della Madonna del Carmine dalla chiesa madre fino alla chiesa di Sant'Antonio Abate. Il 26 settembre si celebra la tradizionale festa dei SS. Medici Cosma e Damiano, organizzata dalla Parrocchia dell’Annunziata preceduta da una novena e terminante con la processione e l’evento della serata.
Fonte: Wikipedia (L'enciclopedia libera)
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